Micaela Piva Merli, medico chirurgo specialista in psichiatria, medico psicoterapeuta e dottore di ricerca
Si effettuano colloqui in italiano e francese

Sintomi della depressione: umore

Nella depressione l’umore è triste, cupo, con sensazioni di sfiducia, abbattimento, svuotamento. 

L’effetto paradosso è quello dell’incapacità di provare la tristezza normale. Specialmente nelle forme di maggior rilievo clinico è riscontrabile quella particolare qualità definita “tristezza vitale”. Il “peso” della propria condizione viene in questo caso avvertito dal paziente in termini realmente fisici, somatici: il tormento viene quindi espresso come una sofferenza non precisamente definibile, ma in qualche modo localizzabile nel corpo, ora al petto, ora allo stomaco o altrove; il malato si lamenta di “un’oppressione”, di “un peso”, di “una smania” al corpo, che non è dolore, non è angoscia, non è un vero e proprio peso, ma qualcosa di indefinibile eppure concreto, come se il dolore morale si fosse materializzato nel corpo. 

Un’altra caratteristica risulta la fissità, l’areattività, l’immodificabilità.
L’umore del depresso patologico è arrestato in uno stato di stallo, in una sorta di congelamento delle sue possibilità di risposta agli eventi esterni. ?Al contrario il soggetto con una patologia dell’umore vedrà ogni cosa nell’ottica dettata dal suo stato affettivo. Il depresso tenderà quindi a considerare ogni accadimento nella sua luce più sfavorevole, avvolto da un grigiore immodificabile. 
Da qui il vissuto di indifferenza rispetto alle cose, la convinzione che i cambiamenti esterni non possono scalfire la fissità del macigno che sente dentro di sé. 

L’anedonia, cioè la incapacità di provare piacere dalle cose gradevoli, discende direttamente dalla immobilità del tono dell’umore. Abitualmente questo è il sintomo preminente, spesso preponderante anche rispetto alla tristezza. Il malato lo esprime in genere direttamente: “non riesco più a provare interesse, le cose che prima mi entusiasmavano, ora mi lasciano indifferente”. “Ero un appassionato di sport, seguivo la mia squadra anche in trasferta, ora non mi interessano più nemmeno i risultati delle partite”. 
La vita si trascina così stancamente, in un lento fluire di gesti, di pensieri mai ravvivati da barlumi di entusiasmo. Il depresso è perfettamente consapevole di questo stato e se ne rammarica profondamente. 
Il decorrere delle cose del mondo lo trova statico in una condizione di arresto dei sentimenti. Egli si avverte distaccato dagli altri, incapace di comunicare, dal momento che il contatto e la parola, svuotati di partecipazione affettiva, risultano senza senso. 

Il sentimento di solitudine, di distacco da tutti gli altri, di alienità al mondo divengono uno dei portati più consistenti del vissuto depressivo. Comincia così a prendere corpo il sentimento della mancanza di sentimenti. 
L’assenza di interesse si fa avvertire anche negli affetti più importanti, e si traduce in sentimenti di indegnità. 
Il paziente non riesce ad essere partecipe dei sentimenti dei suoi familiari; anche gli accadimenti che coinvolgono i suoi cari lo lasciano per molti versi indifferente: “non riesco più nemmeno a voler bene ai miei figli, le loro gioie non mi toccano”. La pena che questa autoconsapevolezza provoca è grandissima: il depresso avverte questa sua mancanza di partecipazione affettiva come una colpa grave. 

Una valutazione specialistica è in grado di approfondire le caratteristiche sintomatologiche e indicare l’intervento più opportuno, farmacologico e/o di psicoterapia.

Il quadro clinico dell’episodio depressivo è caratterizzato da una serie di sintomi a carico dell’umore, della psicomotricità, della sfera cognitiva e somato-vegetativi. 

L’umore depresso è caratterizzato da profonda tristezza, dolore morale, disperazione, sgomento associati alla perdita di slancio vitale. Caratteristica è la fissità dello stato d’animo, che risulta scarsamente modificabile dalle vicende esterne. 

Il dolore psichico è spesso così profondo da superare qualunque altra sofferenza.

Accanto all’umore depresso può essere presente l’incapacità di provare gioia e piacere (anedonia): la persona avverte un senso di noia continuo, non trova interesse in nulla, avverte sentimenti di distacco ed inadeguatezza nello svolgimento delle abituali attività (lavoro, hobby). Anche quello che in precedenza era motivo di gioia e soddisfazione risulta indifferente, senza rilievo; le stesse persone care non suscitano più alcun affetto; prevale la sensazione di aridità e di vuoto interiore. 

L’esperienza di aridità affettiva, il distacco dagli altri, la mancanza di emozioni sono a loro volta motivo di sofferenza e sentimenti di colpa. 

La depressione è una malattia complessa. Una valutazione specialistica è in grado di valutarne le caratteristiche e indicare l’intervento più opportuno, farmacologico e/o di psicoterapia.